“EXULTET”

È la prima parola di un antico canto liturgico intonato nella notte del Sabato Santo per annunciare la Pasqua. 

Nell’alto e primo Medioevo, principalmente  nelle regioni meridionali di Italia, la Langobardia Minor, in chiese che potevano appoggiarsi a degli scriptoria, l’Exultet era redatto su un rotolo di pergamena e veniva intonato da un diacono srotolandolo verso i fedeli dall’alto di un ambone: spesso contornato da elaborate bordure, il testo era intervallato con artistiche illustrazioni miniate, queste ultime orientate in senso opposto alle parti scritte al fine di consentirne una giusta visione da parte dei fedeli, spettatori in basso, ai piedi dell’ambone. 

Forse di derivazione dai kontakia, rotoli liturgici greco-bizantini per lo più di solo testo testimoniati già dall’VIII-IX sec., gli Exultet, verosimilmente non molto comuni già all’epoca, sono importanti documenti dell’arte sacra medievale, pervenutici in rari esemplari databili all’XI-XII secolo.

Dalla parola Exultet (Esulti) deriva il nome dei rotuli di pergamena dove era riprodotta la preghiera stessa, con tutta una serie di figurazioni miniate come questa, della “Terra”, eseguite a rovescio rispetto al testo per consentire ai fedeli di vederle mentre il diacono leggeva. In quello qui riprodotto, lungo 8 metri e largo 40 centimetri, la parte dell’Exultet vero e proprio è opera bizantina dell’inizio dell’XI; le altre preghiere sono state invece eseguite in epoca posteriore, da un artista pugliese (Archivio della Cattedrale, Bari).

Fonte: www.lamoneta.it/topic/199085-exultet/    

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